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BERNARDESCHI FIGLIO DI put***a
Nasce a Carrara il 16 febbraio 1994. Dal 2003 al 2017 il suo cartellino è di proprietà della Fiorentina. Praticamente metà della sua vita, fino ad oggi, l’ha passata come giocatore della Fiorentina. Ha esordito in serie A con la maglia Viola il 14 settembre 2014, a 20 anni, entrando al ’57 minuto della partita interna contro il Genoa, finita 0-0. Quattro giorni dopo esordisce in Europa League nella partita contro il Guingamp, finita 3-0, nella quale riesce a segnare il suo primo goal in maglia viola. Successivamente a Novembre si rompe il malleolo e torna in campo dopo 6 mesi nel maggio del 2015 contro l’Empoli, realizzando la sua prima rete in Serie A il 31 maggio seguente, nella partita vinta per 3-0 contro il Chievo. La stagione successiva sceglie il numero 10, il numero di Antognoni, Baggio, Rui Costa, Mutu, viene impiegato con continuità come esterno di centrocampo dove migliora le sue caratteristiche abbinando ad un talento straordinario l’ordinarietà del sacrificio. Firenze pare aver trovato un giocatore che se non guarda le stelle, comunque le pensa mentre gioca a pallone. La stagione successiva lo vede al centro del progetto, l’uomo chiave. Ed è in questo esatto momento che Bernardeschi perde la sua credibilità, troppi giochetti, troppo fenomeno, in modo ingiustificato, ancora oggi ripenso a quel rigore sotto la Curva Fiesole contro l’Inter, quella sorta di cucchiaio, che pareva più di plastica per come si è piegato al cospetto di un professionista come Handanovic.
Firenze lo scorso anno e i fiorentini non sono mai rimasti convinti, non della sua qualità mostrata ampiamente soprattutto nei match interno contro il Napoli e contro la Juventus, piuttosto della sua credibilità come professionista e ragazzo serio e riconoscente, verso una tifoseria e una squadra di cui ha fatto parte per circa 15 anni. Troppo strane quelle conversazioni lunghe e costanti con Buffon, quasi un passaggio ereditario da Carrarese a Carrarese. Ricordiamocelo sempre, è di Carrara. Non di Firenze. La differenza sta tutta lì. Abbiamo fischiato molto di più, giocatori come Montolivo o Salah, o Behrami, tu sei stato fischiato di meno, non ci hai mai convinto dal punto di vista affettivo, non ci convincevano le tue sviolinate sull’importanza della maglia viola, seconda pelle per te, oppure sulla tua voglia di fare la storia da 10 della Fiorentina, citando UOMINI e PROFESSIONISTI come Antognoni, riempiendoti la bocca di grandi parole ma di pochi fatti.
Sei come quel cucchiaio che hai tentato di fare ad Handanovic, ti sciogli di fronte alla tua stessa arroganza, che tu scambi per professionalità. Ti sei tatuato il padre nostro sul costato, come se quello dimostrasse la tua religiosità, hai scelto il numero 33 alla Juve come gli anni di Cristo, quando in realtà il dibattito sui suoi anni non è stato definito e probabilmente non lo sarà mai. A te però non importa, probabilmente lo sai anche, però ti basta credere di essere quel professionista quel religioso, quell’esempio. Non lo sei. Non lo sei stato e non lo sarai mai. Ci hanno commosso le parole di Babacar, uno che in campo non è riuscito a dimostrare tutto il suo valore e che come le tante gioie che ci ha regalato, ci ha regalato pure tante arrabbiatture. Ci ha commosso però il suo messaggio di saluto e di amore verso Firenze e i fiorentini. Non ti fischiamo perché sei andato alla Juventus, Cuadrado è con te, Chiellini è lì, Felipe Melo c’era un tempo, Luca Toni ha giocato per la Juventus e via dicendo. Ti abbiamo fischiato per la persona che sei, tu ti definisci professionista, per noi non lo sei. È stato comico leggere le parole di tua sorella, contro i fiorentini, “la rivincita” contro chi ti ha dato questa splendida vita, accidenti che grande rivincita. Complimenti, un’altra volta ci avete dimostrato che professionalità, valori e rispetto sono viste in maniera differente a casa vostra. Sei tornato a Firenze e ti sei preso i fischi, non per la maglia che indossi, non per quello, figurati. Per noi è un vanto avere la maglia viola e non bianconera, apatica, triste, fredda e classicamente vincente. A noi piace soffrire e lottare, siamo fiorentini, abbiamo il calcio storico, pensi davvero che un ragazzino di 24 anni possa farci del male perché veste la maglia bianconera?
Probabilmente lo pensi, e questo conferma il fatto che non sei minimamente vicino ad essere un professionista.
Milanmania: Gattuso ha fallito! Il derby uno choc, i tifosi ammainano un'altra bandiera
Viviamo in un’epoca nel quale si pensa che ciò che si racconta di noi stessi sia quello che siamo, non è così, nell’era dell’informazione a 360 gradi, ciò che fa di un uomo l’essere uomo sono le sue azioni, la sua coerenza, la sua credibilità. In parole povere: i suoi valori. Quelli che tu credi di avere ma che a quanto pare non hai. Hai deciso di segnare, perché sono sicuro che è da quando sei entrato al Franchi che volevi segnare, guardavi la Curva come se fosse una sfida, una sfida fra chi? Pensi di poter sfidare la Fiesole facendo un goal a Sportiello? Pensi che esultare e uscire dal campo stringendo il pugno verso il formaggino, sia darci un segno della tua professionalità? Della tua forza? Sei il solito ragazzino che è uscito da quel campo chiedendo scusa dopo quel rigore imbarazzante e irrispettoso contro l’Inter. Non sei cambiato di una virgola, anzi forse sì. Sei migliorato tecnicamente e tatticamente, sei più cinico, ma questo è tutto merito di quel grande dono che hai, e non di te stesso. Sono sicuro che la tua carriera sarà al di sotto delle attese, fra pochi anni andrai via dalla Juventus, probabilmente girovagando le altri grandi del calcio italiano per finire nell’anonimato, non sei quel fenomeno che pensi di essere, hai 24 anni sei un ragazzino, ma nel calcio sei già fuori dall’età per essere un fenomeno.
Guarda Chiesa per esempio, è più forte di te, gioca titolare e vale più di te. Chiesa ha valori, e ciò non significa che rimarrà a Firenze, ma che ovunque andrà Firenze lo supporterà. Voglio spiegarti il perché, sono sicuro che non ci arrivi, d’altronde qualcuno di famoso tempo fa disse: “testa di calciatore, buona per portare cappello”. Chiesa non parla, Chiesa agisce. A Firenze le chiacchiere non piacciono, abbiamo mandato via Dante Alighieri, abbiamo inventato il calcio storico in risposta all’assedio francese, a Firenze le cose si fanno e non si dicono, a Firenze si prega nella propria intimità, a Firenze non ci si tatua il padre nostro sul costato. A Firenze si beve il vino e non le tue parole, pensi di aver fregato una città intere, invece sei tu quello che si è fregato da solo. Sei piccolo quante le tue bugie e quanto quell’esultanza forzata e ricercata, non sei niente di più. Sei un calciatore, hai un dono, di altre qualità non le vedo. Buona fortuna Bernardeschi, ne avrai bisogno, il Karma esiste, credimi”.
Nasce a Carrara il 16 febbraio 1994. Dal 2003 al 2017 il suo cartellino è di proprietà della Fiorentina. Praticamente metà della sua vita, fino ad oggi, l’ha passata come giocatore della Fiorentina. Ha esordito in serie A con la maglia Viola il 14 settembre 2014, a 20 anni, entrando al ’57 minuto della partita interna contro il Genoa, finita 0-0. Quattro giorni dopo esordisce in Europa League nella partita contro il Guingamp, finita 3-0, nella quale riesce a segnare il suo primo goal in maglia viola. Successivamente a Novembre si rompe il malleolo e torna in campo dopo 6 mesi nel maggio del 2015 contro l’Empoli, realizzando la sua prima rete in Serie A il 31 maggio seguente, nella partita vinta per 3-0 contro il Chievo. La stagione successiva sceglie il numero 10, il numero di Antognoni, Baggio, Rui Costa, Mutu, viene impiegato con continuità come esterno di centrocampo dove migliora le sue caratteristiche abbinando ad un talento straordinario l’ordinarietà del sacrificio. Firenze pare aver trovato un giocatore che se non guarda le stelle, comunque le pensa mentre gioca a pallone. La stagione successiva lo vede al centro del progetto, l’uomo chiave. Ed è in questo esatto momento che Bernardeschi perde la sua credibilità, troppi giochetti, troppo fenomeno, in modo ingiustificato, ancora oggi ripenso a quel rigore sotto la Curva Fiesole contro l’Inter, quella sorta di cucchiaio, che pareva più di plastica per come si è piegato al cospetto di un professionista come Handanovic.
Firenze lo scorso anno e i fiorentini non sono mai rimasti convinti, non della sua qualità mostrata ampiamente soprattutto nei match interno contro il Napoli e contro la Juventus, piuttosto della sua credibilità come professionista e ragazzo serio e riconoscente, verso una tifoseria e una squadra di cui ha fatto parte per circa 15 anni. Troppo strane quelle conversazioni lunghe e costanti con Buffon, quasi un passaggio ereditario da Carrarese a Carrarese. Ricordiamocelo sempre, è di Carrara. Non di Firenze. La differenza sta tutta lì. Abbiamo fischiato molto di più, giocatori come Montolivo o Salah, o Behrami, tu sei stato fischiato di meno, non ci hai mai convinto dal punto di vista affettivo, non ci convincevano le tue sviolinate sull’importanza della maglia viola, seconda pelle per te, oppure sulla tua voglia di fare la storia da 10 della Fiorentina, citando UOMINI e PROFESSIONISTI come Antognoni, riempiendoti la bocca di grandi parole ma di pochi fatti.
Sei come quel cucchiaio che hai tentato di fare ad Handanovic, ti sciogli di fronte alla tua stessa arroganza, che tu scambi per professionalità. Ti sei tatuato il padre nostro sul costato, come se quello dimostrasse la tua religiosità, hai scelto il numero 33 alla Juve come gli anni di Cristo, quando in realtà il dibattito sui suoi anni non è stato definito e probabilmente non lo sarà mai. A te però non importa, probabilmente lo sai anche, però ti basta credere di essere quel professionista quel religioso, quell’esempio. Non lo sei. Non lo sei stato e non lo sarai mai. Ci hanno commosso le parole di Babacar, uno che in campo non è riuscito a dimostrare tutto il suo valore e che come le tante gioie che ci ha regalato, ci ha regalato pure tante arrabbiatture. Ci ha commosso però il suo messaggio di saluto e di amore verso Firenze e i fiorentini. Non ti fischiamo perché sei andato alla Juventus, Cuadrado è con te, Chiellini è lì, Felipe Melo c’era un tempo, Luca Toni ha giocato per la Juventus e via dicendo. Ti abbiamo fischiato per la persona che sei, tu ti definisci professionista, per noi non lo sei. È stato comico leggere le parole di tua sorella, contro i fiorentini, “la rivincita” contro chi ti ha dato questa splendida vita, accidenti che grande rivincita. Complimenti, un’altra volta ci avete dimostrato che professionalità, valori e rispetto sono viste in maniera differente a casa vostra. Sei tornato a Firenze e ti sei preso i fischi, non per la maglia che indossi, non per quello, figurati. Per noi è un vanto avere la maglia viola e non bianconera, apatica, triste, fredda e classicamente vincente. A noi piace soffrire e lottare, siamo fiorentini, abbiamo il calcio storico, pensi davvero che un ragazzino di 24 anni possa farci del male perché veste la maglia bianconera?
Probabilmente lo pensi, e questo conferma il fatto che non sei minimamente vicino ad essere un professionista.
Milanmania: Gattuso ha fallito! Il derby uno choc, i tifosi ammainano un'altra bandiera
Viviamo in un’epoca nel quale si pensa che ciò che si racconta di noi stessi sia quello che siamo, non è così, nell’era dell’informazione a 360 gradi, ciò che fa di un uomo l’essere uomo sono le sue azioni, la sua coerenza, la sua credibilità. In parole povere: i suoi valori. Quelli che tu credi di avere ma che a quanto pare non hai. Hai deciso di segnare, perché sono sicuro che è da quando sei entrato al Franchi che volevi segnare, guardavi la Curva come se fosse una sfida, una sfida fra chi? Pensi di poter sfidare la Fiesole facendo un goal a Sportiello? Pensi che esultare e uscire dal campo stringendo il pugno verso il formaggino, sia darci un segno della tua professionalità? Della tua forza? Sei il solito ragazzino che è uscito da quel campo chiedendo scusa dopo quel rigore imbarazzante e irrispettoso contro l’Inter. Non sei cambiato di una virgola, anzi forse sì. Sei migliorato tecnicamente e tatticamente, sei più cinico, ma questo è tutto merito di quel grande dono che hai, e non di te stesso. Sono sicuro che la tua carriera sarà al di sotto delle attese, fra pochi anni andrai via dalla Juventus, probabilmente girovagando le altri grandi del calcio italiano per finire nell’anonimato, non sei quel fenomeno che pensi di essere, hai 24 anni sei un ragazzino, ma nel calcio sei già fuori dall’età per essere un fenomeno.
Guarda Chiesa per esempio, è più forte di te, gioca titolare e vale più di te. Chiesa ha valori, e ciò non significa che rimarrà a Firenze, ma che ovunque andrà Firenze lo supporterà. Voglio spiegarti il perché, sono sicuro che non ci arrivi, d’altronde qualcuno di famoso tempo fa disse: “testa di calciatore, buona per portare cappello”. Chiesa non parla, Chiesa agisce. A Firenze le chiacchiere non piacciono, abbiamo mandato via Dante Alighieri, abbiamo inventato il calcio storico in risposta all’assedio francese, a Firenze le cose si fanno e non si dicono, a Firenze si prega nella propria intimità, a Firenze non ci si tatua il padre nostro sul costato. A Firenze si beve il vino e non le tue parole, pensi di aver fregato una città intere, invece sei tu quello che si è fregato da solo. Sei piccolo quante le tue bugie e quanto quell’esultanza forzata e ricercata, non sei niente di più. Sei un calciatore, hai un dono, di altre qualità non le vedo. Buona fortuna Bernardeschi, ne avrai bisogno, il Karma esiste, credimi”.
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7 Voti - Media: 4,9Punteggio: 132
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Fiorentina è.....far assomigliare il divano di casa alla fiesole e cantare insieme a lei davanti alla tv perchè sei troppo lontano per andare allo stadio....
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1 Voto - Media: 5Punteggio: 20
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- Fiorentina è...entrare allo stadio in curva e nonostante i miei 38 anni sentire la solita scarica elettrica di brivii al primo coro!!! - Paolo Ferrara
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1 Voto - Media: 5Punteggio: 20